sexta-feira, 23 de outubro de 2009

Superare le tenebre della marginalizzazione e seguire Gesù nel viaggio verso il calvario (Mc.10,46-52)

Gesù continua nel suo viaggio verso Gerusalemme, la città dove si darà lo scontro finale. Durante questo viaggio che non è solo geografico ma spirituale ed esistenziale, appaiono vari personaggi che lo interpellano. Siamo noi stessi nelle varie circostanze della nostra vita. Dopo l’anonimo che desiderava solamente “guadagnare la vita eterna”, - senza però entrare nella dinamica del Regno, - dopo l’episodio in cui i suoi più intimi collaboratori manifestano cinicamente il desiderio di “occupare una carica politica destra e a sinistra” di Gesù, inteso come futuro capo politico, appare nel vangelo di oggi un “cieco”: Bartimeo, figlio di Alfeo. Un cieco che sedeva ai margini della strada, ai margini della società.
Bartimeo sembrava ormai rassegnato con ciò che è riservato agli “ultimi” della società: abbandono, noncuranza, indifferenza. Forse lo avevano istruito fin da piccolo – come era consuetudine in Israele – ad accettare la sua situazione come un meritato castigo di Dio per qualche peccato commesso da lui o dai suoi progenitori. Bartimeo, sorprendentemente, sembra non accettare passivamente quella mentalità e nemmeno la sua situazione di vivere ai margini della vita e della società.
Al passaggio di Gesù grida e invoca compassione e pietà. La società tuttavia ha già determinato il posto che ciascuno deve occupare al suo interno. A Bartimeo gli avevano riservato il posto di mendicante, di inutile, di rifiuto sociale da tenere nascosto affinché non perturbi la pace e la serenità ipocrita dei benpensanti. Egli non si rassegna a questo ruolo e si ribella. Rompe gli indugi e grida più alto di coloro che lo vogliono zitto.
Gesù il compassionevole che sa udire attraverso il cuore carico di pietà ascolta il grido di Bartimeo e lo fa chiamare. Gli stessi che lo volevano zittire sono incaricati di chiamarlo perché si avvicini a Colui che ha avuto pietà del suo grido di indignazione e ribellione. Bartimeo gettato via con il mantello il peso della discriminazione e dei complessi di colpa inculcati nella sua mente dalla tradizione religiosa, “balzò in piedi”. “Alzarsi o mettersi in piedi” è lo stesso verbo greco utilizzato per descrivere la risurrezione di Gesù: “risuscitò!” Bartimeo percepisce che è arrivata la sua ora di vivere una nuova vita.
Non più una vita dominata dalle tenebre, dalla conformazione, dal rigetto sociale e religioso, ma una vita piena di luce, di speranza, di rovesciamento umano e sociale. Una vera risurrezione! Bartimeo chiede di “ritornare” a vedere, a vivere. Bartimeo non era cieco fin dalla nascita. Aveva assaporato la bellezza della luce della vita. Chiede di rifare l’esperienza di sentirsi accolto, amato, accettato.
Gesù non compie il “miracolo”. La fede di Bartimeo nel potere di Gesù è la vera autrice del “segno-miracolo”. La sua non rassegnazione con i ruoli stabiliti dalla società, la sua ribellione a ciò, la sua voglia di partecipare pienamente alla costruzione della vita hanno prodotto la sua “risurrezione luminosa”. Differentemente da colui che desiderava avere in eredità la vita eterna – ma senza avere il coraggio di vendere tutto ciò che aveva per darlo ai poveri e seguire Gesù, - Bartimeo si aggrega a Gesù.
Lo segue non ai margini della strada, come cieco e pezzente rigettato rassegnato, ma lungo il “viaggio”-strada, come persona rinata e come discepolo, accanto a Gesù! Gli ultimi, per Marco, sono i soli che sanno accettare il messaggio di Gesù e a deventarne suoi discepoli verso il calvario.
PS. Acabou hoje o capìtulo comboniano em Roma. Volto à normalidade!

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